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Un'installazione di Maria Lai a Ulassai: «Fiabe intrecciate», alla Fondazione Stazione dell’Arte. Foto di Arasolè Studio. Cortesia Fondazione Stazione dell’Arte

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Un'installazione di Maria Lai a Ulassai: «Fiabe intrecciate», alla Fondazione Stazione dell’Arte. Foto di Arasolè Studio. Cortesia Fondazione Stazione dell’Arte

VIAGGI PER L'ESTATE | Non solo mare in Sardegna

Nell’anno del centenario di Maria Lai l’omaggio nella sua Ogliastra, ma l'isola d’estate offre moltissime altre occasioni di cultura e arte contemporanea

Micaela Deiana

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È curioso quanto sia frequente sentire curatori e giornalisti usare il semplice «Maria» per parlare di Maria Lai (1919-2013), con un tono amorevole che racconta una vicinanza emotiva, poco importa se memoria di reale frequentazione o folgorazione per un immaginario che si sente così intimamente vicino. Un sentimento che echeggia per la mostra recentemente inaugurata al MaXXI, «Tenendo per mano il sole» (fino al 12 gennaio), e che potete ben immaginare, si fa ancora più vivo nella natia Sardegna dove, al nominare l’artista, non è infrequente sentirsi rivelare curiosi aneddoti su un incontro o un regalo avuto per qualche ricorrenza importante.

Se volete immergervi nel racconto corale che alimenta la conoscenza della persona prima ancora che dell’artista, non vi resta che attraversare il mare. Il vostro viaggio non può che iniziare dalla sua Ogliastra, quella che i locali chiamano «l’isola nell’isola»: si parte con la mostra «Tenendo per mano l’ombra», ospitata fino al 3 novembre alla Fondazione Stazione dell’Arte, istituzione museale voluta dalla stessa Lai, incastonata fra i tacchi calcarei della natia Ulassai (Nu).

Qui potrete avventurarvi in un mondo fiabesco, nelle forme e nei colori con cui la Lai ha portato nel campo dell’astrazione i miti e le leggende locali, quelle che da sempre accompagnano la storia della comunità, tramandate oralmente dalle vecchie alle nuove generazioni. Così si è forgiata negli anni l’identità del piccolo paese (che simbolicamente ritroviamo nella hall del MaXXI grazie all’intervento performativo di Marcello Maloberti) e di queste suggestioni si è alimentato l’immaginario dell’artista che ha fatto del dare visibilità a ciò che manifesto non è il cuore lirico della propria ricerca.

La mostra, a cura del direttore dell’istituzione Davide Mariani, unisce alla manualità del disegno e del ricamo la sperimentazione tecnologica e dà vita ai libri cuciti grazie all’animazione firmata dal regista Francesco Casu e realizzata grazie al CRS4-Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna.

Per approfondire ulteriormente l’opera, non resta che uscire dalle mura del museo e perdersi nelle vie del paese. Fra bellezze naturalistiche e installazioni, Ulassai è un vero e proprio museo a cielo aperto, in cui il gesto e il segno della Lai scandiscono la spazialità e la convivialità dell’ambiente pubblico. Il suo sguardo si intreccia alla storia e alle abitudini della sua comunità, accompagnando il passo delle processioni religiose («La Strada del rito», 1992), le leggende delle montagne («La scarpata», 1993 e «La casa delle inquietudini», 2005-07) e i luoghi per l’infanzia: chi riesce a resistere alla tentazione di saltellare nel suo «Il gioco dell’oca» (2003), al centro di un meraviglioso spiazzo aperto davanti alle scuole comunali e circondato dalle montagne rese celebri dalla performance del 1981?

Inserti poetici di arte ambientale si trovano anche oltre il paese, lungo un filo che attraversa tutta l’isola e che pare cucito dall’artista. Fra tutti impossibile non citare «Essere è tessere», frutto di una performance che ha coinvolto Aggius, piccolo gioiello in pietra incastonato nel granito. Qui, oltre alle grandi installazioni-telai disseminate nel centro storico, vale la pena visitare il piccolo polo museale, dinamico centro culturale in cui il patrimonio etnografico è raccontato accanto alla storia del fenomeno del banditismo e ai linguaggi della Street art.

Gli interventi di Maria Lai ci riportano nel centro dell’isola, a Nuoro, e all’ultima opera che ha realizzato nel 2012 «Andando via. Omaggio a Grazia Deledda», accanto alla chiesetta della Solitudine, dove è sepolta la scrittrice Premio Nobel alla Letteratura.

In città, nel cuore del contemporaneo sardo, il Museo Man, la stagione espositiva estiva è dedicata allo sguardo di Guido Guidi (fino al 20 ottobre), in una mostra di oltre 200 scatti inediti che raccontano la prima esplorazione del territorio da parte del fotografo nel 1974, in occasione del viaggio di nozze, e una seconda nel 2011 per conto di una committenza dell’Isre-Istituto superiore regionale etnografico della Sardegna. Un percorso a cura di Irina Zucca Alessandrelli, che si snoda per quattro decenni e fonde insieme un’esplorazione su un paesaggio antropologico, la testimonianza dell’evolversi della ricerca dell’autore, una riflessione sul medium stesso della fotografia. Ma che soprattutto può diventare la guida per immagini per un viaggiatore che vuole sfuggire ai racconti stereotipati di questa terra e lasciarsi accompagnare in un racconto potente e senza preconcetti, fatto di quella bellezza scarna e priva di protagonismi che sa cogliere l’essenza del quotidiano.

Sempre a firma del Man, nella splendida cornice del centro storico di Gavoi, cameo nel Festival Isola delle Storie (uno dei più bei festival letterari italiani, dal 4 al 7 luglio), è stato possibile visitare fino al 7 luglio «Sweets of Sin» (Le dolcezze del peccato) di Miroslaw Balka, installazione che l’artista polacco, classe 1958, ha dedicato a James Joyce, in una riflessione surreale, umoristica e amaramente poetica che omaggia la celebre opera Ulisse.

L’opera si presentava come una grande scultura performativa, una fontana di whisky che, con i suoi effluvi, satura la sala espositiva e che in ogni elemento formale racchiude un alto contenuto evocativo: la passione di Joyce per l’alcool, il potere della sinestesia e i numerosi passaggi letterari in cui i più bassi istinti corporei vengono sublimati in un esistenzialismo malinconico e poetico. Una nicchia celebrativa, a cura del direttore del Man Luigi Fassi, che si pone quasi come luogo di silenziosa riflessione, sospesa fra lirismo e prosa materialista, pausa nel fitto programma del festival letterario, alla sua XVI edizione.

A pochi chilometri di distanza, il Museo Nivola di Orani, oltre alla collezione permanente dedicata alla ricerca di Costantino Nivola, portata avanti fra l’isola e New York, è possibile visitare «Attached by Ebb & Flow», intervento di Lawrence Weiner a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda, in cui le parole si fanno scultura concettuale.

Se lasciamo alle spalle l’epica della Barbagia (la meravigliosa Sardegna in cui non c’è il mare, come racconta Marcello Fois) e ci spostiamo verso la costa sud, scopriamo musei che distano venti minuti dalle spiagge (talvolta anche meno), per chi è annoiato dalla calura sotto l’ombrellone. Ai Musei Civici di Cagliari dal 26 luglio è possibile visitare la mostra «Arte Povera: from the Olnick Spanu Collection», dedicata alle eccellenze dell’arte italiana degli anni Settanta, e alla Fondazione Mac di Calasetta (Ci), in una mostra a cura del direttore Efisio Carbone e Simona Campus, si celebra la ricerca di Gaetano Brundu, importante figura del panorama artistico del secondo Novecento sardo.

Buona esplorazione e buona arte. Godetevi il profumo degli eucalipti portato dal maestrale e, parafrasando Maria Lai, seguite il ritmo.

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Micaela Deiana, 13 luglio 2019 | © Riproduzione riservata

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